Di Luigi Giove
Da anni ormai la CGIL dell’Emilia-Romagna è impegnata sul fronte del contrasto alle attività della criminalità organizzata nella nostra regione. Questo impegno non si è concretizzato solo attraverso la scelta fondamentale di costituirsi parte civile in tutti i processi di mafia e di criminalità organizzata in cui l’attività della malavita colpisce lavoratrici e lavoratori, a partire da Aemilia, ma anche attraverso l’attività contrattuale, la definizione di protocolli su appalti e legalità con enti locali e stazioni appaltanti, attraverso il coinvolgimento e la partecipazione dei propri dirigenti, delle delegate e dei delegati, delle attiviste e degli attivisti. In questi anni abbiamo svolto un ruolo attivo di denuncia pubblica, di informazione e di divulgazione di una realtà che a volte si preferirebbe non vedere.
La criminalità organizzata in Emilia-Romagna preferisce non adottare sistemi di violenza brutale, anche se quando costretta non vi rinuncia, ma svolge prevalentemente una attività di inquinamento dell’economia, delle regole di mercato, del lavoro e quindi, in ultima analisi, della società.
I settori produttivi interessati da queste dinamiche distorsive sono ormai tanti, e vanno dalle più classiche e rodate attività di interesse della criminalità organizzata di stampo mafioso (edilizia, trasporto, agricoltura) a nuove e più elaborate forme di presenza nell’economia “legale” (meccanica di processo, turismo, ristorazione, servizi).
Le forme adottate, per infiltrare prima e governare poi interi comparti, sono le più varie: si va dall’usura all’acquisizione di imprese in crisi, dalla evasione fiscale all’evasione contributiva, dalla falsa fatturazione alla costruzione di un reticolo di imprese con falsi intestatari. Pur in una molteplicità di strategie adottate, attraverso una raffinata capacità di usare strumenti anche molto sofisticati, lo scopo rimane identico: ottenere vantaggi, denaro e potere a scapito di altre imprese, a scapito dei lavoratori e più in generale depredando e impoverendo la società.
Una “impresa mafiosa” è molto più competitiva rispetto alle altre, perché non deve necessariamente applicare i Contratti Collettivi, perché può sfruttare il lavoro, perché può non applicare le leggi e le norme in materia fiscale, contributiva, ambientale. Quando questa moneta cattiva si inserisce nel sistema economico di un territorio non ne inquina solo un piccolo segmento, ma impone a tutti nuove regole di competizione e produce una frana che è destinata a travolgere anche le altre imprese fino ad allora “sane”, costringendole ad una concorrenza su parametri e regole falsati e distorti. Così, il mercato ed il lavoro ne risultano direttamente o indirettamente compromessi; a pagare il prezzo più alto però, come spesso accade, sono lavoratrici e lavoratori.
Abbiamo visto perciò, purtroppo sempre più di frequente, lavoratrici e lavoratori sfruttati, taglieggiati, con orari e carichi di lavoro massacranti, minacciati se paventavano anche solo di lamentarsi, operare in ambienti che danneggiavano la propria e l’altrui salute.
Per queste ragioni abbiamo ritenuto necessario fare un salto di qualità nella nostra iniziativa che è e continua ad essere sindacale. Per questo ci costituiamo parte civile e continueremo a farlo, perché è la naturale prosecuzione delle nostre lotte, della nostra contrattazione e delle nostre vertenze.
Solo se le lavoratrici ed i lavoratori sono liberi, affrancati dallo sfruttamento e da una condizione di necessità, è possibile garantire appieno l’esercizio democratico dei propri diritti a partire da quelli costituzionali. Diritti che parrebbero scontati non lo sono in un contesto fortemente compromesso dalla pervasiva presenza mafiosa: il diritto di assemblea, il diritto di iscrizione al sindacato, il diritto alla salute, il diritto ad una retribuzione dignitosa, il diritto a lottare per la giusta rivendicazione di una condizione migliore. È per questo quindi, che abbiamo ritenuto indispensabile non limitarci ad una funzione “semplicemente” contrattuale, perché avrebbe significato scrivere dei bei contratti sull’acqua; in questo contesto la prima funzione del sindacato è la riconquista della libertà delle lavoratrici e dei lavoratori e, come più di un secolo fa, l’affrancamento da una condizione di sfruttamento. In definitiva la principale funzione del sindacato torna prepotentemente ad essere l’emancipazione della classe lavoratrice.
‘Ndrangheta, camorra, mafia e tutte le altre associazioni criminali, abbiano pure la certezza che, nel proprio obiettivo di continuare a insidiare economia e lavoro della nostra regione, incontreranno un ostacolo grande e determinato: la Cgil Emilia-Romagna.
È questo il percorso che porta la Cgil dell’Emilia-Romagna a costituire LAW ed alla pubblicazione di questa prima edizione del Rapporto su lavoro e lotta alla criminalità organizzata.
LAW è la prosecuzione naturale di un impegno che ci ha visti protagonisti nella denuncia pubblica oltre che alle autorità competenti, che ci ha visti soggetti attivi nei processi, che ci ha consentito di conquistare un nuovo e più efficace orientamento giurisprudenziale. Si è così determinata una relazione costante della Cgil Emilia-Romagna con associazioni, università, stampa, istituzioni. Questa rete di relazioni, che intendiamo consolidare ulteriormente, vogliamo metterla al servizio di un progetto ambizioso: osservare, analizzare e quindi combattere, l’insediamento mafioso a partire dal punto di vista del lavoro.
Vogliamo trasferire al complesso della società emiliano-romagnola le nostre conoscenze, condividere le nostre analisi, avanzare le nostre proposte per rendere sempre più efficace e corale lo sforzo nel contrasto alle mafie. Vogliamo anche fornire strumenti di conoscenza, di formazione e strategie contrattuali utili ai nostri dirigenti ed ai nostri militanti.
Vogliamo, infine, che la gravità e pervasività dei fenomeni legati alla criminalità organizzata e l’urgenza del contrasto a tali fenomeni sia percepita in profondità dalle donne e dagli uomini, cittadine e cittadini di questa regione. In tal senso riteniamo che l’alleanza più importante che sarà necessario consolidare è quella tra Lavoro, Scuola e Università. È quella la frontiera che determinerà l’esito di questa importante battaglia, lì dove si formano i futuri cittadini e la futura classe dirigente di questa regione.
LAW è perciò una tappa, per noi importantissima, di un cammino da tempo intrapreso e che sarà ancora lungo. Siamo orgogliosi e felici di percorrere questa strada accanto a uomini e donne, li ringraziamo del loro prezioso contributo, che condividono con noi l’innata esigenza di libertà, democrazia e giustizia sociale.